SOGNANDO PIETRAMALA

In villeggiatura con poeti, artisti e il celebre pittore macchiaiolo Telemaco Signorini.

Ognuno sogna come può e, quando si tratta di sognare a occhi aperti, ognuno sogna come vuole. Certo, gli americanofili incalliti sognano la California: esiste anche la famosa canzone “California dreaming”che è stata canticchiata da tutti durante gli anni ’60.  Non me ne vogliano gli americanofili, specialmente quelli che si riempiono la bocca con le parole “New York”, “Holliwood”, “California”. A costoro dire che qualcuno sogna Pietramala può sembrare un’eresia, una mancanza di rispetto verso quelle località americane, ma per me, vi assicuro,  sognare Pietramala è molto di più che sognare la California, New York o Holliwood o Las Vegas. D’altronde non sono l’unico, sono in buona compagnia, a cominciare da poeti famosi, dal grande pittore macchiaiolo Telemaco Signorini, oppure dal poeta Diego Garoglio, che cantava così Pietramala:

O Pietramala gemma custodita

dal Canda, da Montòggioli, dal Beni

t’amo pei giorni liberi e sereni

che donasti e ancor doni alla mia vita,

     quando l’anima stanca inaridita

     dai cittadini inganni odie e veleni

     cerca un rifugio sui tuoi poggi ameni,

     e vi ritrova la sua rifiorita. Ecc.

 

Ma anche Goethe, nel suo viaggio in Italia dall’agoosto 1786 all’aprile 1788, descrive così la campagna intorno a Pietramala: “questo Appennino forma ai miei occhi una porzione di mondo degna di nota.....Crescono qui molto belli i castagni, ottimo v’è il frumento, e le biade son già d’un verde dolcissimo”. Ma, come dicevo, soprattutto Telemaco Signorini rimane affascinato da questo paese, che regolarmente ogni anno nei mesi caldi, viene quassù a respirare un po’ d’aria buona e, dato che era uno dei maggiori pittori  e letterati macchiaioli,  fra un dipinto e l’altro, non manca di arricchire il suo Zibaldone, di qualche bella e pungente poesia come questa:

 

Icché tu vò sposà! Fammi ippiacere

Se tu se’ pieno d’anni e di calie !....

O che gli ‘o tu mettere costie

Tu l’ha ‘n Pellicceria sempr’a diacere.

Egli è coda di gatto... un fà pazzie!....

Ti gonfia e non t’assoda pe’ godere...

E un c’è né medicina né droghiere

Quando gli ha iccapo alle coglionerie

Gli è come i’ misurin de’ bruciatai

E gli sta a riposà sulle ballotte

Senti iddotò Menanni casomai.

Chi è vecchio, caro mio sai come fotte?

Cande si sente di piscià, ma oramai

Ti piscia sui ciglioni e buona notte.

(Traduzione: Cosa? Ti vuoi sposare? Fammi il piacere/Tu sei pieno di anni e di malanni!…/O cosa gli vuoi mettere costì/Ce l’hai in pellicceria sempre a giacere/E’ come una coda di gatto…non far pazzie!…Si gonfia e non assoda per godere/E non c’è medicina né droghiere/Quando ha il capo alle coglionerie/è come il misurino dei caldarrostai/Sta a riposare sulle castagne/Senti casomai il Dottor Menanni/Chi è vecchio caro mio sai come fotte?/Quando si sente di pisciare, ma oramai/ti piscia sui ciglioni e buona notte).

Telemaco Signorini, ritrova a Pietramala, nei suoi soggiorni, la verve poetica e tanta voglia di vivere e di lavorare. Oltre a fare vari disegni, fra questi uno bellissimo: Il corso Giovanni Villani a Firenzuola, Telemaco realizza qui a Pietramala tre bellissimi paesaggi, tre pitture ad olio su tavola, uno intitolato Pascolo a Pietramala, in cui si vedono alcune mucche al pascolo sullo sfondo del Monte Beni e un bimbo in primo piano, seduto sul prato, con in mano alcuni fiorellini. Un quadro questo caratterizzato da un colorismo delicato, tenue, da una  luce intensa e diffusa che mette in risalto ogni particolare. Sopra il monte, un bellissimo cielo blu ceruleo, invita alla pace, alla distensione, invita a....sognare. L’altra tavola, sempre intitolata Pascolo a Pietramala, è anch’esso un olio su tavola di medie dimensioni. La scena è sempre un prato in primo piano con tre mucche che pascolano beate su un manto di erbolina fresca e fiorellini variopinti. Sullo sfondo due antichi rustici, tipici di questa zona, con i tetti in lastre di pietra. In questa  pittura però il Signorini risente un po’ dell’ambiente d’oltre Alpe, ad esempio i paesaggi a Combe-la-Ville, oppure le case di Parigi o di Leith. La terza pittura  è un olio su tela intitolato Fine d’agosto a Pietramala. In questa pittura, dalla luce intensa, dai colori solari. si vede un muro di cinta, quello forse del giardino della sua casa, con un cane e disteso sul muretto. Tutt’intorno è luce, e sullo sfondo la strada che conduce al Peglio, con i monti ed un cielo iridescente, con appena qualche nuvoletta ad annunziare l’approssimarsi di settembre. Telemaco, in questo ambiente, con gli amici artisti,  passa momenti indimenticabili. A un certo Mago Chiò aveva detto: “Se ci vai in agosto (a Bologna ndr) a trenta miglia  (da Firenze ndr) domanda di me in un paese chiamato Pietramala e mi ci troverai....” Ma Telemaco a Pietramala non amava solo disegnare e dipingere, amava anche guardare le belle signorine. Per una di queste aveva scritto la seguente poesia:

Da retta che ragazza! Bacco ruffiano!

Mi par ieri l’era piccinina;

Te ne rammenti Cecco di Trespiano?

La ci enne da se pe’ la manina,

L’era, Bacco d’un cane, viva l’Agatina,

E vu stavi su Ipprato, ai primo piano,

E fu qué l’anno che sposà l’Annina

Ch’era rimasta vedova di Tano

E poi cande e’ fu morto issù figliolo,

S’andò con Galibardi, Bacco lezzone

A mandà via e’ tedeschi dai Tirolo...

Ma tu mi dici l’ha qui cuffione

Tutto bianco che pare un toagliolo?

L’è passaca, Bacco d’un can, a comugnone

In un’altra poesia parla di cocottes e di protettori:

Che ti pigli un tremoto che t’ammazzi

Ocché ti lei ora  Crementina?

porca m....c’è la francesina

che t’ha fatto digià cinque o se’ caz…

Oicché fa qui signo’ dalla bracina?

Tun le edi icche fa? Piglia e’ palazzi

che son più antichi con que’ su terrazzi

pis...pis...la vadia su c’è una bambina...

La francesina poi l’è sempre lì

a rivogare a tutti i’ nisse nisse

Vien donc tremper la soupe, mon cheri

L’ha tu sentica eh ? Come e si disse

Ti pigli un accidente da morì

Mais viens donc dans le bras de mes cuisses

Per concludere una poesia di Nedo Domenicali, poeta contemporaneo, che decanta la sua bella Pietramala:

Il bel paese dell’Alto Mugello

seimila metri poi siamo in Emilia

venitelo a vedere quanto l’è bello

un panorama ch’è una meraviglia.

Due bar, un ristorante, un bel castello

che tanti vogliono e nessuno piglia

se comprarlo è modesto il costo

troppo ci vuole per metterlo a posto.

Si  mangia fiorentine e misto arrosto

ben conosciuto all’albergo Gualtieri

acqua sorgiva e vino di buon mosto

conferma abbiam da tanti passeggeri.

Che han conosciuto il buon cuoco tosto

gestor del ristorante fino a ieri

con Montebeni, Montoggioli e Canda

chi viene torna ed altri amici manda.

Un invito quindi ai cari amici del Galletto, mugellani e non, a recarsi a Pietramala per fare una bella vacanza o almeno…..una bella scorpacciata di prodotti genuini.

Paolo Campidori
(Copyright P. Campidori)